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venerdì 8 agosto 2008

Dalla parte della Meloni


Il Ministro per le Politiche Giovanili Giorgia Meloni è stata in questi giorni al centro di un dibattito per aver chiesto un “gesto” simbolico agli atleti italiani impegnati alle olimpiadi di Pechino. L’unica esponente del Governo Berlusconi che si è distinta dalla linea ufficiale considerando “ interessanti tutte le iniziative che possono concentrare l’attenzione sul Tibet”.
Un pensiero, quello della Meloni, che riteniamo giusto per tre motivi.
La Ministra non ha incitato gli atleti a non partecipare, non ha cioè cercato il boicottaggio dei giochi, ma ha invitato i concorrenti italiani a compiere un gesto che marcasse una protesta nei confronti della Cina.
Cercare l’appoggio dei protagonisti italiani per una causa tanto nobile non è semplicemente “chiedere allo sport quello che spetta alla politica”- per usare le parole del Presidente del Coni Petrucci – ma usare gli stessi mezzi che usa la Cina per nascondere le nefandezze del più crudele e spietato regime contemporaneo.Si perché l’oligarchia cinese usa i giochi olimpici per apparire, per oscurare l’altra faccia del miracolo cinese: la repressione spietata delle minoranze nazionali e di qualunque richiesta di diritti politici e sindacali, il record mondiale delle esecuzioni capitali,il sostegno ai regimi più impresentabili del pianeta, lo sfruttamento bestiale nelle fabbriche, le condizioni miserabili di tanta parte delle campagne, la catastrofe ecologica diffusa e infine la presenza al vertice di una casta chiusa e correttissima. Ed allora è giusto invitare tutti gli atleti ad usare quello stesso palcoscenico per ridare luce a tutti questi temi messi nell’ombra.
Coloro che dissentono dalle dichiarazioni della Meloni, lo fanno argomentando che lo sport deve rimanere fuori dalla politica. Ma secondo voi, la scelta di Pechino 2008, non è stata una scelta politica? A decidere dove si tengono i giochi è il Cio, un gruppo di signori che prendono le proprie decisioni solo in base ai proventi ricavabili dalle sponsorizzazioni e dalla vendita dei diritti televisivi. Non meraviglia che non abbiano nessun problema a scegliere regimi dittatoriali: sono proprio questi, infatti, che, se vogliono, possono spendere più soldi e dunque far riuscire più grandiosa e spettacolare la manifestazione. La scelta della Cina è stata perciò una scelta avveduta: un grande Paese in crescita impetuosa e con una quantità di risorse da spendere , un regime sicuro del fatto suo ma spasmodicamente bisognoso di far dimenticare le proprie brutture.Non è politica pure questa?E infine, mentre scrivo, mi viene in mente un’immagine. Una foto in bianco e nero, due ragazzi di colore con il capo chinato, lo sguardo rivolto verso il basso ed il pugno, fasciato da un guanto nero, alzato. Era il 1968 ed i due atleti afro americani usarono quel “gesto” per spostare l’attenzione sul riconoscimento di diritti uguali per ogni essere umano indipendentemente dal colore della pelle. Sarebbe la medaglia più bella per i nostri atleti. La medaglia della Storia.

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