Il Tibet è stato occupato militarmente dalla Repubblica Popolare Cinese negli anni 1949/50. I diritti di autodeterminazione politici, culturali e religiosi sono da allora violati e disprezzati. Lunghi anni di carcere aggravati da violazioni dei principali diritti umani e da torture sono riservate a tutte quelle persone che si adoperano per la libertà e la giustizia.
Le truppe di occupazione cinesi rifiutano qualsiasi tipo di dialogo con i rappresentanti del popolo tibetano e con il Dalai Lama sebbene egli stesso abbia ripetutamente offerto proposte costruttive per una pacifica risoluzione della questione tibetana.
L’antica tradizione democratica e pacifista elvetica spinge pertanto la Svizzera ad adoperarsi per porre fine a questa selvaggia oppressione da parte delle truppe di occupazione cinesi per ridare così al Tibet la sua legittima libertà all’autodeterminazione.
In seguito alla politica di trasferimento della popolazione cinese, attuata dalla Repubblica Popolare Cinese, il popolo tibetano si trova in minoranza nella sua stessa patria.
Oggigiorno vivono in Tibet ca. otto milioni di cinesi ma solo sei milioni di tibetani.
La linea ferroviaria Golmud/Lhasa, già programmata, porterà in Tibet una grande affluenza di nuovi immigranti cinesi.
Diritti fondamentali quali la libertà di associazione, di pensiero e di dimostrazione come pure la libera pratica della religione vengono giornalmente represse. Addirittura il solo possesso di una fotografia del Dalai Lama viene punito severamente. Quotidianamente si devono denunciare incarcerazioni arbitrarie e sistematiche torture ai prigionieri. Molti prigionieri tibetani sono deceduti a causa delle torture e dei maltrattamenti sopportati in carcere.
Durante ed a causa della cosiddetta "Rivoluzione Culturale " (1966/1975) la maggior parte dei monasteri tibetani venne distrutta. Alcuni di essi vennero in seguito ricostruiti ma al loro interno non è ammessa alcuna libera pratica del culto divino. Molte costruzioni sacre vennero degradate ad attrazioni turistiche.
Le donne tibetane devono sottostare al severo programma sul controllo delle nascite; sono spesso costrette alla sterilizzazione ed all’aborto. Le prigioniere sono frequentemente vittime delle violenze perpetrate dalle guardie carcerarie e dal personale della sicurezza.
Alla maggioranza dei ragazzi e dei giovani tibetani viene negata una adeguata formazione scolastica.
Nei programmi scolastici la lingua e la cultura tibetane trovano raramente considerazione.
Tra i profughi dobbiamo contare un numero crescente di giovani costretti ad abbandonare la loro patria per poter ricevere un’adeguata istruzione. Durante la fuga tra gli alti passi per la fatica ed il freddo un grande numero di fuggiaschi trova la morte.
La Rep.Popolare Cinese sfrutta senza alcun riguardo tutte le risorse naturali del Tibet e di conseguenza distrugge il delicato ecosistema dell’altopiano. A causa del disboscamento selvaggio che il Tibet orientale sopporta da anni, circa il 60% delle foreste è andato distrutto. Per questo motivo si verificano regolarmente alluvioni e frane più a valle in India, nel Bangladesh e persino nella Cina stessa.
A proposito il Presidente Gianfranco Fini in un'intervista: "Per la repressione in Tibet è necessario esercitare la pressione internazionale a ogni livello da parte delle organizzazioni internazionali e da parte dei singoli stati. Ma se il primo a dire che non è opportuno il boicottaggio delle Olimpiadi è il Dalai Lama, credo che discutere di questa estrema possibilità sia sbagliato"
Le truppe di occupazione cinesi rifiutano qualsiasi tipo di dialogo con i rappresentanti del popolo tibetano e con il Dalai Lama sebbene egli stesso abbia ripetutamente offerto proposte costruttive per una pacifica risoluzione della questione tibetana.
L’antica tradizione democratica e pacifista elvetica spinge pertanto la Svizzera ad adoperarsi per porre fine a questa selvaggia oppressione da parte delle truppe di occupazione cinesi per ridare così al Tibet la sua legittima libertà all’autodeterminazione.
In seguito alla politica di trasferimento della popolazione cinese, attuata dalla Repubblica Popolare Cinese, il popolo tibetano si trova in minoranza nella sua stessa patria.
Oggigiorno vivono in Tibet ca. otto milioni di cinesi ma solo sei milioni di tibetani.
La linea ferroviaria Golmud/Lhasa, già programmata, porterà in Tibet una grande affluenza di nuovi immigranti cinesi.
Diritti fondamentali quali la libertà di associazione, di pensiero e di dimostrazione come pure la libera pratica della religione vengono giornalmente represse. Addirittura il solo possesso di una fotografia del Dalai Lama viene punito severamente. Quotidianamente si devono denunciare incarcerazioni arbitrarie e sistematiche torture ai prigionieri. Molti prigionieri tibetani sono deceduti a causa delle torture e dei maltrattamenti sopportati in carcere.
Durante ed a causa della cosiddetta "Rivoluzione Culturale " (1966/1975) la maggior parte dei monasteri tibetani venne distrutta. Alcuni di essi vennero in seguito ricostruiti ma al loro interno non è ammessa alcuna libera pratica del culto divino. Molte costruzioni sacre vennero degradate ad attrazioni turistiche.
Le donne tibetane devono sottostare al severo programma sul controllo delle nascite; sono spesso costrette alla sterilizzazione ed all’aborto. Le prigioniere sono frequentemente vittime delle violenze perpetrate dalle guardie carcerarie e dal personale della sicurezza.
Alla maggioranza dei ragazzi e dei giovani tibetani viene negata una adeguata formazione scolastica.
Nei programmi scolastici la lingua e la cultura tibetane trovano raramente considerazione.
Tra i profughi dobbiamo contare un numero crescente di giovani costretti ad abbandonare la loro patria per poter ricevere un’adeguata istruzione. Durante la fuga tra gli alti passi per la fatica ed il freddo un grande numero di fuggiaschi trova la morte.
La Rep.Popolare Cinese sfrutta senza alcun riguardo tutte le risorse naturali del Tibet e di conseguenza distrugge il delicato ecosistema dell’altopiano. A causa del disboscamento selvaggio che il Tibet orientale sopporta da anni, circa il 60% delle foreste è andato distrutto. Per questo motivo si verificano regolarmente alluvioni e frane più a valle in India, nel Bangladesh e persino nella Cina stessa.
A proposito il Presidente Gianfranco Fini in un'intervista: "Per la repressione in Tibet è necessario esercitare la pressione internazionale a ogni livello da parte delle organizzazioni internazionali e da parte dei singoli stati. Ma se il primo a dire che non è opportuno il boicottaggio delle Olimpiadi è il Dalai Lama, credo che discutere di questa estrema possibilità sia sbagliato"







Nessun commento:
Posta un commento